Nerola, in Provincia di Roma, è un villaggio il cui stupendo castello medievale, che si erge intatto con le sue torri e merlature, a testimonianza dei passati fasti della famiglia Orsini, domina la Valle del Fosso Corese,
Il villaggio di Nerola
Le colture miste in piccoli appezzamenti intorno al paese
La rinascita degli uliveti "rocciosi"
Il paesaggio abbandonato delle "cese"
La macchia bassa a "stramma" che prende il sopravvento
Antichi sentieri protetti da muri a secco
I villaggi e i casali sulle cime delle colline
La natura tra gli ulivi
La natura sfolgorante tra i coltivi
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che per millenni ha ospitato la via del sale tra Tirreno e Adriatico, uno dei percorsi più antichi d'Italia che, a partire dall'epoca dei Sabini prima di Roma e ancora fino ad oggi, ha mantenuto il nome di Via Salaria. Siamo in un territorio che ha visto nascere la civiltà italica e che, dato il clima straordinariamente mite e la natura del suolo, aspra e rocciosamente calcarea, ha ospitato sin dagli albori la coltura della pianta mediterranea per eccellenza: l'olivo, costringendo i contadini di ogni epoca a combattere con la natura difficile e pietrosa di questa terra e con le pendenze elevate. Si vedono quindi le opere di terrazzamento e le lunette fatte con i muretti a secco derivanti direttamente dallo spietramento del terreno, operazione essenziale per dare alle radici dell'ulivo un sufficiente strato di suolo fertile e per lavorare su superfici piane o meno ripide, in grado anche di trattenere il terreno e la sua umidità. Ma quegli agricoltori del passato che, dipendendo completamente dalla terra, dovevano ricavarvi tutto ciò che serviva per vivere, oltre alle loro opere di ingegno ci hanno lasciato la ricchezza della diversità delle colture: in mezzo agli ulivi alberi da frutta di mille varietà, vigne, orti, lande cerpugliose spontanee utilizzate per bacche commestibili e boschi per la legna da ardere e il carbone, i complementi di quella che oggi chiamiamo agricoltura promiscua tradizionale, che per millenni ha dominato il paesaggio collinare e che oggi è quasi scomparsa per l'abbandono dei terreni marginali e per la modernizzazione e specializzazione dell'agricoltura. A Nerola però l'orologio sembra aver girato più lentamente e la biodiversità, la più straordinaria ricchezza del contadino del passato, sembra essere sopravvissuta all'irrompere delle monocolture, anzi, qualcosa di quella antica cultura sembra vedere oggi una ripresa, grazie ai nuovi contadini.
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