Il borgo di Otricoli, il primo paese dell'Umbria che si incontra percorrendo, da Roma verso Nord, la Valle del Tevere e la Statale Flaminia, è uno stupendo paesino in pietra, abitato sin dall'età arcaica dalle popolazioni sabine: dopo la conquista Romana, la popolazione di quì, fu da annoverare tra i migliori alleati dei conquistatori,

 

Anfiteatro di Ocriculum
Anfiteatro di Ocriculum
Ociculum
Ociculum
Le terme ottagonali di ocriculum
Le terme ottagonali di ocriculum
La chiesa paleocristiana di San Vittore a Ocriculum
La chiesa paleocristiana di San Vittore a Ocriculum
Il biondo Tevere che fluisce limaccioso
Il biondo Tevere che fluisce limaccioso
Casale della pianura del Tevere
Casale della pianura del Tevere
Osteria di Rocchette, antica stazione di posta
Osteria di Rocchette, antica stazione di posta
San Vito di Narni
San Vito di Narni
Il panorama della Media Valle del Tevere
Il panorama della Media Valle del Tevere
Il Soratte che si staglia sulla Valle del Tevere
Il Soratte che si staglia sulla Valle del Tevere
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i quali la ascrissero, successivamente, per ricompensa, alla gloriosa tribù Arniensis. Stabilirono, i Romani, nella stategica zona della Media Valle del Tevere, una serie di presidi e di infrastrutture, tra le quali, più tardi, la stessa via Flaminia (220 a.C) e fissarono l'avamposto per le successive dilaganti conquiste dell'Etruria e dell'Umbria. In epoca Imperiale, per effetto delle devastazioni della Guerra Sociale del I sec a.C, l'insediamento romano fu rifondato in riva al Fiume, diventando la sfarzosa città imperiale di Ocriculum. Il borgo d’altura, l’odierna Otricoli, fu invece abbandonato, e poi “riscoperto” nel Medioevo, per diventare il borgo che vediamo oggi, nella sua stupenda veste rinascimentale e moderna. Tornando all'Ocriculum Romana, essa era la prima antica importante città che si incontrava, dopo l'Urbe, lungo la via Flaminia, eppure, oggi, è un'area archeologica poco conosciuta. Conserva le tracce di un anfiteatro da 10000 posti, il che ci fa pensare che dovesse essere un centro popoloso e fiorente, abitato da ricchi patrizi che facevano affari con le attività agricole e manifatturiere dell'agro circostante, aveva 2 impianti termali, e un grande teatro, ma, cosa ancora più importante, aveva un porto denominato “Porto dell'Olio”, nel quale confluivano le derrate agricole della Sabina, per essere trasportate a Roma, lungo il Tevere. La bellezza della natura nei pressi del fiume è grandiosa: l'area archeologica ci proietta in una dimensione dove il tempo appare sospeso; ponendo attenzione alla vegetazione e alle tracce, ancora presenti, del paesaggio rurale del passato, sembra quasi di percepire un filo di continuità tra l’epoca dello splendore imperiale fondato sulla ricca produzione agricola delle molte villae rustiche nei dintorni e la società contadina tradizionale, che ha utilizzato le rovine stesse come zone di pascolo e coltivazione. Sulla piana del Tevere, dove si trovavano il Porto e le tenute dei grandi proprietari schiavistici del basso impero, è, oggi come in passato, tutto un volo di allodole, che trovano casa nelle piane fluviali aperte, mentre, verso la collina, un castello medievale arroccato e isolato, San Vito di Narni, perfettamente conservato, con la sua torre di avvistamento, permettere di leggere l'evoluzione del paesaggio agrario dall'età romana al Medioevo. Da San Vito si ammirano le stupende viste della zona della Tuscia e dei Monti Cimini più distanti..

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