Un passato geologico drammaticamente esplosivo, nell'arco di 1,3 milioni di anni diede forma a tutta la regione Cimina-viterbese, creando il cono vulcanico del Monte Cimino, i pianori tufacei e la caldera di Vico, ovvero quell'enorme cratere che oggi ospita una delle perle della biodiversità del Lazio: il Lago di Vico.

 
 
Salici e praterie igrofile lungo il lago
Salici e praterie igrofile lungo il lago
I canneti lungo il lago
I canneti lungo il lago
Capanno per il birdwatching
Capanno per il birdwatching
Il Lago
Il Lago
Nocicoleti
Nocicoleti
Faggeta del Monte Venere
Faggeta del Monte Venere
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Ci troviamo nel fulcro generativo del paesaggio di questa area della Tuscia. Sicuramente il paragone è forzato ma, la caldera di Vico, luogo di grande particolarità climatica,  scrigno di biodiversità della Regione Lazio e oggi importante riserva naturale, che costituisce habitat per centinaia di specie di uccelli migratori e stanziali,  può ricordare per forma (alla lontana e in piccolo) il cratere di Ngorongoro in Tanzania: certo, non pullula di leoni, gnu, zebre e giraffe, ma di storia e leggenda s! La regione Cimina per secoli fu il rifugio oscuro e impenetrabile, per gli Etruschi e i Falisci, dominatori, prima dei Romani, di questa regione. La selva boscosa intimoriva i conquistatori romani che la consideravano impenetrabile e alimentava la loro immaginazione, cosicchè la leggenda permeò queste montagne e queste valli. Fu Ercole a creare il lacus ciminus, durante una dimostrazione di forza, conficcando e poi estraendo la sua clava dal terreno e provocando così la fuoriuscita dell'acqua dal foro, che inondò la valle. Finalmente, con la definitiva conquista, i Romani si impadronirono delle lande e dei boschi, che, lungi dall'essere immacolati e meramente divinizzati, erano già ben sfruttati dagli Etruschi e dai Falisci sia per le risorse di legname, che per quelle agricole, ed idriche: già in epoca etrusca il lago era regimato con un canale di scolo che ne regolava il livello idrico e che ancora esiste oggi, dopo essere stato sistemato in epoca rinascimentale dai Farnese, signori della zona. Il nome stesso "Vico", portato oltre chè dal lago, dai primi feudatari medievali padroni dell'area (I Prefetti di Vico appunto), sembra derivi dai numerosi "Vici" , insediamenti di servizio per lo sfruttamento del legname e delle altre risorse, forse esistenti già in epoca Etrusca. La caldera di Vico è oggi un microcosmo naturalistico e paesaggistico delicato, paradiso del birdwatching, dove l'integrità dell'ecosistema lacustre è sempre in equilibrio precario, per l'agricoltura intensiva dei noccioleti nei dintorni, che oggi ha sostituito il tradizionale uso pastorale, ma il patrimonio che rimane è comunque pregevole e unico, tutto da scoprire.

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