Forum novum, antica città mercato risalente alla media età Repubblicana, dà il nome, sin da epoca Augustea, fino a tutt'oggi, a questa regione della Sabina: l'Ager foronovanum, nome che identifica una delle parti più belle e caratteristiche della terra dei Sabini.

 
Rocchette
Rocchette "annidata" tra i boschi
Le viti ad
Le viti ad "arbustum gallicum" ancora coltivate nello stile romano
La montagnola di Rocchette
La montagnola di Rocchette
Dall'alto la vista sul Soratte
Dall'alto la vista sul Soratte
L'arida e soleggiata cima della Montagnola
L'arida e soleggiata cima della Montagnola
La Valle dell'Aia (Imella)
La Valle dell'Aia (Imella)
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Quest'area, conquistata dal Console Manio Curio Dentato nel 290 a.C. insieme a tutti i domini dei sabini, è pertinente al settore settentrionale della "Sabina Tiberina", che distinguiamo da quello meridionale, gravitante intorno a Cures Sabini e che già dagli albori della civiltà Romana entrò nell'area di gravitazione della futura Urbe, dando un contributo alla stessa fondazione della città.
Questa distinzione "storica" si collega - non casualmente - ad una distinzione geografica: mentre la Sabina meridionale si apre direttamente sulla città, beneficiando direttamente dell'influsso mediterraneo proveniente dall'antistante foce del Tevere, l'Agro Foronovano si trova in posizione più interna, incastonato tra i rilievi  calcarei dell'antiappennino. 
I romani, una volta conquistata questa terra, applicarono il loro consueto "programma" di colonizzazione rurale, trasformando quella che in epoca Sabina era per lo più una area  silvo-pastorale, in una terra fertile ed eccezionalmente produttiva, per il rifornimento di olio, grano, vino e altre e varie derrate. Questa colonizzazione ancora oggi lascia tracce visibili sul territorio, con i resti di ville, cisterne, porticati, villaggi, ecc.: una galassia di piccoli siti che, letti nel loro insieme, possono farci immaginare quel paesaggio.
Nel medioevo i processi di infeudazione delle terre e di incastellamento, contribuirono a costruire il paesaggio dei borghi collinari: anche quì nell'Agro Foronovano il "castello" diventò la cellula fondamentale di organizzazione del paesaggio agrario e venne a posizionarsi nei luoghi più strategici per il controllo del territorio, come nel caso di Rocchette e Rocchettine, due insiediamenti "sentinelle", posti a brevissima distanza tra loro,  a controllo di una strettoia rocciosa della Valle del Fiume Imella dove passava una importante via di collegamento fra la Sabina e il Reatino. Questi due villaggi fortificati sembrano veramente usciti da qualche romanzo cavalleresco, sollevati come baluardi su due speroni rocciosi dirimpetto uno all'altro a dominare il dirupo calcareo nel quale, incassato, scorre il fiume Imella (o Aia) e circondati da uno scuro e impenetrabile mantello di boschi. Sembra incredibile che luoghi così impervi, oggi in buona parte abbandonati, fossero un tempo centri di insediamento importanti e oggetti di contese e di guerre, lo stupore forse si deve alla diffcoltà di comprendere che questo era proprio il nostro "habitat", fino almeno alla metà del XX secolo, fino cioè ai tempi in cui ancora eravamo dipendenti dalle risorse naturali che il territorio ci offriva. Quelle risorse, dalle sorgenti alle essenze vegetali coltivate o raccolte; dagli animali ai boschi e alle pietre; dal Sole al clima e dalla fertilità dei suoli fino alla morfologia del terreno; sono ancora in parte lì, a raccontarci come eravamo; mentre le splendide ed emozionanti vedute dalle alture ci permettono di visualizzare il passato e il presente di questa terra in un unica panoramica veduta..... a volo di uccello.

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